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CONTRO TUTTE LE GUERRE E I MILITARI

  • Novembre 15, 2011 18:19

Città rase al suolo, case saccheggiate e poi bruciate, sangue ovunque, morti e cadaveri putrefatti tra le rovine di un villaggio distrutto.

Così deve apparire la guerra agli occhi di un bambino afghano. Non servono altre parole per comprendere l’essenza della guerra: la distruzione.

 

Ma la guerra non è “solo” questo…

 

Dai due grandi conflitti mondiali ad oggi molti aspetti relativi alla guerra sono mutati.

La guerra ha forse mostrato il suo vero volto soltanto adesso in maniera esplicita .

I militari non stanno più accovacciati nelle trincee e lontani dalle case delle persone comuni.

La guerra è entrata nelle nostre strade e città.

Il 4 agosto 2008 è entrata in azione l’operazione“Strade Sicure” voluta dal Ministro della Difesa. Questa operazione militare è tuttora attiva e si prefigge l’obiettivo di aiutare le forze di polizia locali nel controllare e vigilare situazioni complesse in “obiettivi sensibili”.

 

E quindi?

 

Da allora le nostre città sono militarizzate. Basta guardare Torino per capire a cosa servono i militari(?) :

stanno di stanza al C.I.E.(Centro di Identificazione ed Espulsione), dove aiutano gli sbirri a malmenare e reprimere chi si ribella e cerca di fuggire da lì, altri stanno a Porta Palazzo, dove fanno la caccia al clandestino, e altri ancora difendono il Duomo…

Le nostre vite sono perennemente controllate da uomini in divisa e telecamere. Infatti l’ utilizzo dei militari per le strade rientra in una logica di controllo più ampia e complessa.

Tutta la nostra vita è spiata: dalle chiamate telefoniche, alle chat di internet.

 

Ma l’obiettivo dello Stato non è semplicemente quello di reprimere preventivamente ogni nostro possibile moto di ribellione individuale o collettivo per mezzo del controllo; l’obiettivo più alto che lo Stato si è posto è quello di rendere normale la guerra agli occhi di tutti. Quello che invece dobbiamo sempre tenere a mente è che il militare che passeggia per le strade di Torino non è diverso da quello che uccide e bombarda in Afghanistan.

Le mani dei militari sono tutte ugualmente sporche del sangue di innocenti e tutti i militari sono degli assassini a pagamento.

 

E’ bastata questa estate per comprendere tutto ciò: in Val Susa sono intervenuti anche i militari per reprimere chi lotta contro il TAV. E proprio a Chiomonte stazionano ancora adesso i Lince (mezzi corazzati usati dall’esercito italiano in Afghanistan).

 

Come anarchici, ma innanzitutto come esseri umani, abbiamo scelto di non stare a guardare le strade militarizzate, gli immigrati rinchiusi e poi deportati, la Val Susa assaltata e il sangue degli innocenti uccisi “per sbaglio dalle missioni di pace”.

 

 

PER FERMARE LA GUERRA OCCORRE METTERSI IN MEZZO

 

NON BASTANO LE PAROLE, E’ NECESSARIA L’AZIONE

 

TROVARE I PUNTI DEBOLI DELLA MACCHINA GUERRAFONDAIA, E SABOTARLI E’ NOSTRO COMPITO

 

Per iniziare insieme a lottare contro la guerra e la militarizzazione ti invitiamo a partecipare sabato 12 novembre alle ore 14.00 a Novara al corteo NO F-35 (cacciabombardieri di nuova generazione).

Alcuni manifesti affissi durante il corteo studentesco del 4 novembre

  • Novembre 4, 2011 22:14

4 nov manifesto 1a

manif 4 novn 2.p65

manif 4 nov 3.p65

Torino. Studenti al CIE

  • Ottobre 21, 2011 22:27

Venerdì 7 ottobre. Molto partecipato il presidio al CIE di Torino indetto dal Collettivo Anarchico Studentesco Torinese. Circa un centinaio di persone all’ora di pranzo si sono ritrovate nei giardinetti di Corso Brunelleschi di fronte al CIE, tra loro molti erano studenti provenienti dal classico corteo studentesco autunnale. Per molti studenti era la prima volta davanti alle mura e alle gabbie del centro, davanti al confine tangibile che divide uomini che possono liberamente circolare e uomini a cui questa libertà è negata. Un presidio molto rumoroso scandito da musica, grida e battiture verso gli immigrati imprigionati nel centro.

A nemmeno ad una settimana di distanza dalle cariche al presidio di sabato 1 ottobre gli antirazzisti torinesi hanno voluto dare una risposta forte alla questura, riprendendosi l’agibilità politica dei presidi sotto il CIE e ribadendo che sotto quel muro ritorneranno finché non sarà abbattuto.

 

 

Dopo il primo corteo studentesco dell’anno alcuni studenti hanno voluto fare un saluto agli immigrati reclusi nel CIE. Nonostante la distanza del centro dal luogo in cui si è svolta la manifestazione e nonostante l’ora insolita, un centinaio di persone si sono ritrovate nei giardinetti di Corso Brunelleschi di fronte al CIE, tra loro molti erano studenti che non erano mai stati davanti a quel maledetto muro. Un presidio molto rumoroso, scandito da musica, grida e battiture non solo per manifestare contro la disumanità dei lager della democrazia, ma anche per dare un sostegno a chi vi è rinchiuso e ogni giorno subisce i soprusi di polizia alpini e crocerossini.

A nemmeno ad una settimana da sabato 1 ottobre, quando la polizia in modo pretestuoso aveva attaccato il presidio con diverse cariche, studenti e antirazzisti torinesi hanno voluto dare una risposta forte alla questura, riprendendosi l’agibilità politica dei presidi sotto il CIE e ribadendo che sotto quel muro ritorneranno finché non sarà abbattuto.

 

C’è chi si indigna e c’è chi si ribella

  • Ottobre 21, 2011 22:19

Volantino distribuito durante il corteo studentesco del 7 ottobre

 

Lo squallore della politica italiana, i privilegi della casta, la crisi economica e l’incapacità del governo
di affrontarla. Chiunque abbia un minimo di coscienza civica dovrebbe avere ottimi motivi per indignarsi.
Noi però ne abbiamo ben poca, tuttavia vogliamo raccontarvi qualche storia avvenuta in
questi mesi lontano dai grandi palcoscenici della politica e dalle preoccupazioni degli “indignados”
nostrani.
Lo sapevate che nella vostra città c’è un lager? Sì, un lager, anche se tecnicamente si chiama CIE
(Centro d’identificazione ed espulsione), un luogo in cui sono detenuti, anche se tecnicamente sono
definiti ospiti, gli immigrati “sans papier”, colpevoli di non possedere un maledetto pezzo di carta.
Questa estate tra una manovra e un’altra il ministro Maroni ha portato la detenzione nei CIE da 6
mesi ad un massimo di 18. E’ quantomeno curioso che la maggior parte degli ospiti nei centri sia di
nazionalità tunisina, gli stessi che questa primavera hanno cacciato Ben Ali, perlopiù ragazzi giovani
con tanti sogni e aspirazioni, che un giorno hanno deciso di salire su una barca e bruciare, come
dicono loro, la frontiera in cerca di fortuna come i nostri bisnonni parecchi anni fa. Il governo italiano
ha deciso di accoglierli a suon di repressione, rinchiudendoli nei lager del III millennio, i CIE appunto.
Però, per chi ha avvertito il soave profumo della libertà è difficile chinare la testa. Per tutta l’estate si
sono, infatti, ripetute fughe e rivolte in tutti i centri italiani.
Ci piace ricordare che il 20 settembre gran parte del CIE di Lampedusa è andato in fiamme, mentre
i reclusi gridavano “Libertà”, causando serie difficoltà alla macchina delle espulsioni del ministro
Maroni, purtroppo chi ha osato ribellarsi è stato punito. Circa 700 migranti sono stati rinchiusi per
diversi giorni, qualcuno lo è ancora, in navi galere al porto di Palermo tra l’indifferenza generale. In
questo paese se sei uno straniero puoi essere rinchiuso in una nave come una bestia, colpevole di
nulla se non di desiderare una vita dignitosa.
Ci piace anche ricordare che il 22 settembre proprio al CIE di Torino c’è stata una rivolta generale che
ha permesso a 22 persone di riacquistare la libertà, naturalmente per chi non è riuscito a fuggire il
manganello e l’arresto non si sono fatti attendere. E’ molto curioso
che gli artefici della repressione all’interno dei CIE sono
gli stessi loschi figuri che uno incontra di questi tempi passeggiando
per la Val Susa, altrettanto curioso che i metodi repressivi
si assomiglino molto: anche qui botte e lacrimogeni
sparati come proiettili.
Tutto questo accade in un silenzio impressionante, perché senza
questo silenzio non potrebbe avvenire tale barbarie.
In tempi di presunte indignazioni, noi stiamo dalla parte di chi
si ribella, di chi evade, di chi butta giù muri, di chi alza la testa,
di chi per difendere la propria esistenza erige barricate e istituisce
“Libere Repubbliche”.
Dopo il corteo
presidio al CIE di Torino
Corso Brunelleschi/angolo via Monginevro
In solidarietà con chi si ribella
Per la chiusura dei CIE e di ogni altra galera
Per la cancellazione delle frontiere
Per raggiungere il CIE dal centro di Torino prendere il
tram 15 direzione Via Brissogne
Collettivo Anarchico Studentesco Torinese

CRONACA DELLA GIORNATA DEL 27/06/’11 ALLA LIBERA REPUBBLICA DELLA MADDALENA‏

  • Giugno 28, 2011 17:33
Dopo un mese di assemblee, condivisione di idee e cibo, costruzione di nuovi tipi di relazioni tra le persone e pratiche autogestionario in un esperimento continuo, è arrivato lo Stato, che con la violenza ha disperso i NO TAV tra i boschi. Ma : “A sarà dura!”. C i va ben altro per far desistere il movimento NO TAV!
Di seguito una ricostruzione dei principali episodi di ieri:
L’allarme vero e proprio è stato dato attorno alle 4.30-5.00 di ieri mattina.
L’attacco effettivo delle forze del disordine statale è iniziato dopo le 7 (l’ora precisa non la ricordo).
L’attacco è iniziato su vari fronti: dalla Centrale (ingresso con la strada per salire alla Libera Repubblica della Maddalena attraverso uomini e mezzi), dalla strada Statale 24 e da Giaglione (uomini delle forze armate sono arrivati al piazzale anche dalla barricata del Sol Levante, cioè da Giaglione).
L’attacco alla centrale è avvenuto così:
uomini e mezzi (cellulari e una o più ruspe) erano schierati davanti al cancello chiuso alla centrale (prima barricata) dalle 6 circa se non prima.
Prima dell’attacco un attivista (Turi Vaccaro, noto pacifista della Valle di origine siciliana) ha raggiunto la Statale dalla Centrale a piedi scalzi (come è suo solito camminare) per fare un’ azione pacifica e contrapporsi così al disordine che di lì a poco si sarebbe scatenato per conto dello Stato. Ma arrivato alla Statale è stato bloccato, malmenato e arrestato.
Circa un’ora dopo giunge l’invito da parte dello Stato a trattare: “Voi arretrate fino al piazzale in maniera pacifica ( senza opporre resistenza), e noi risaliamo la strada senza farvi del male; altrimenti…”.
Ma la risposta dei NO TAV è stata chiara: “Noi restiamo qui, A sarà dura!”.
Personalmente interpreto l’invito a trattare da parte dello Stato (conoscendo già la risposta dei NO TAV) come movente per iniziare a dare l’assalto alla barricata.
Infatti l’attacco alla barricata è avvenuto più di un’ora dopo che gli sbirri erano già dinnanzi alla prima barricata. Probabilmente attendevano lanci di pietre o altro da parte dei manifestanti per giustificare l’attacco, ma ciò non è avvenuto, così hanno scelto la becera strada della trattativa.
La penso così perchè detto fatto, cinque dieci minuti dopo la risposta dei NO TAV il cancello della prima barricata è stato legato con delle corde spesse ed è stato abbattuto dalla ruspa.
Mentre avveniva tutto ciò i NO TAV indietreggiavano per raggiungere in fretta la seconda barricata e chiuderla. Ma questo è avvenuto sotto il lancio di lacrimogeni. Tutta l’invasione delle forze belliche dello Stato si è infatti giocata su un pesante utilizzo di lacrimogeni.
Barricata dopo barricata i NO TAV indietreggiavano per aggiungersi agli altri rimasti al piazzale chiudendo di volta in volta le barricate.
E’ meritabile di nota la difficoltà trovata dalla ruspa ad abbattere la barricata fatta di traversine (pesanti blocchi di legno) e quella delle balle di fieno. Infatti è stata tanta la paura che potessero essere imbevute di benzina visti i rigagnoli di liquido che provenivano da esse; ma in realtà si trattava solo di acqua utilizzata per rendere più pesanti le balle.
Dopo la barricata delle balle è stata la volta di quella della mulattiera, ma una volta abbattuta quella gli sbirri risaliti dalla centrale erano ormai sul piazzale insieme alla ruspa, che impassibile continuava il suo corso, senza tener conto della presenza di persone che gli si mettevano davanti con l’intento di bloccarla.
Mentre gli sbirri abbattevano la barricata della mulattiera i NO TAV erano già sul piazzale insieme agli altri. Dalla barricata della statale 24 lato piazzale i manifestanti cercavano di impedire che la ruspa lavorasse tagliando il guard rail. La polizia lanciava lacrimogeni ad altezza d’uomo. Così molti manifestanti sono stati costretti a risalire sul piazzale, dove erano pronti limoni e Malox per dare un po’ di sollievo a chi aveva appena subito raffiche di lacrimogeni.
Altri NO TAV scendono giù alla barricata della statale, e gli sbirri rispondono con gli idranti (sempre meglio dei lacrimogeni!).
Dopo un po’ di resistenza alla barricata della statale, battezzata giorni fa: “Stalingrado” (volevo evitare di dirvelo, ma è giusto riportare il vero!), si sale al piazzale e ormai è l’ INVASIONE. Gli sbirri risalgono dalla centrale, dalla statale e dal lato Giaglione. Anche la ruspa è sul piazzale. I lanci di lacrimogeni si intensificano raggiungendo le tende poste nell’area della Comunità Montana (che a livello legale non poteva subire l’ingresso delle forze dell’ordine, che però è avvenuto immancabilmente). Le manganellate volano a non finire.
I NO TAV sono costretti a fuggire nei boschi: qualsiasi tentativo di resistenza (attiva o passiva) è reso impossibile dalla folta nube di lacrimogeni.
E dai boschi risalendo per Ramat i NO TAV si ritrovano, e solo poco dopo la fine dell’invasione, un gruppo di NO TAV presidia un ponte al lato della Centrale. Altri NO TAV si ritrovano a Chiomonte e fanno blocchi stradali.
Nella sera si è svolta un’assemblea nella polivalente di Bussoleno, in cui tra le tante iniziative che si faranno nei prossimi giorni, c’è quella di un corteo in data 3 luglio che partirà da Chiomonte. Come anarchici, ma prima di tutto come persone è importante esserci, perchè quello che i NO TAV hanno costruito alla Maddalena di Chiomonte in questo mese di lotta è più che resistenzaè la creazione di uno spazio libero dallo Stato e autogestito in cui poter sperimentare la libertà, è l’Anarchia che si fa presente, seppur in un piccolo luogo e per breve tempo, per dimostrare che altre relazioni tra gli uomini sono possibili,  che un altro presente è possibile, che vivere DA uomini liberi TRA uomini liberi in un ambiente incontaminato è possibile.
Quindi per difendere la valle, l’ambiente, la Terra dalle sporche mani di chi vuol far profitto sulla distruzione del territorio e vuol mettere in pericolo la salute di migliaia di persone bisogna essere presenti e attivi alla manifestazione del 3 luglio a Chiomonte.
Per lottare e iniziare a costruire l’avvenire nel presente, per smettere di pensare e immaginare l’Anarchia, ma per sperimentarla, bisogna esserci.
L’ invito è semplicemente:” Alla lotta!!!”.

 

Ribelle senza sosta del CAST

IL VICOLO CIECO

  • Maggio 8, 2011 22:48

Dopo mesi, troppi mesi, di nuovo tutti in piazza. Tutti uniti perché 
oggi c’è lo
sciopero generale, un’occasione imperdibile, oggi si fa sul serio, 
poiché uniti possiamo
sconfiggere la destra e Berlusconi, così, magari, vince Fassino.
George Orwell in un suo grande romanzo, 1984, descriveva quale sarebbe 
stata la
società futura; gli uomini avrebbero parlato una lingua particolare 
denominata
neo-lingua, nella quale libertà significava schiavitù, pace voleva dire 
guerra, ecc.
Dopo più di 60 anni dall’uscita di questo romanzo distopico pare che 
purtroppo
Orwell abbia previsto tutto. Oggi: per mantenere la pace scarichiamo 
bombe sulla
Libia; per la nostra libertà lo Stato riempie le strade delle nostre 
città di polizia,
soldati, addirittura carri armati. Anche la parola sciopero generale è 
entrata a far
parte della neo-lingua, un tempo aveva un significato importante di 
lotta contro il
sistema capitalistico al fine della sovversione dell’esistente, 
pronunciata dalla CGIL
muta significato in sottomissione al potere dell’unico grande 
sindacato.
La CGIL, mostrata dalle televisioni come il sindacato più combattivo, 
scegliendo
la strada della concertazione cerca di impedire che le lotte si 
trasformino in
conflitto sociale. Per il sindacato di Stato la cosa più importante, 
prima della
difesa dei diritti o di altre amenità tanto sbandierate, è che i 
lavoratori non si
autorganizzino, la protesta deve restare negli stretti confini della 
Costituzione,
mai andare oltre, altrimenti il sindacato condannerà i violenti. 
Violenza per noi è
andare a lavorare tutti i giorni sotto un padrone, è vedere militari e 
polizia per
le strade, è scoprire che la propria vita dipende da un pezzo di carta 
in cui c’è
scritto in quale stato dobbiamo stare, invece, per la CGIL è ribellarsi 
a questo
sistema.
Lo sciopero generale era necessario in autunno per la vertenza di 
Pomigliano o a
gennaio per quella di Mirafiori, adesso questo sciopero, sarebbe più 
corretto chiamarlo
pagliacciata, generale ha il solo scopo di fare un favore al PD e ai 
suoi
scagnozzi per le elezioni.
Credere che da un’iniziativa di un sindacato confederale possa 
ripartire un movimento
studentesco che faccia davvero paura o almeno dia parecchio fastidio a 
chi
ci governa è molto ingenuo, questa strada non ha via d’uscita è appunto 
un vicolo
cieco.
LA SCELTA DELL’AUTOGESTIONE
E’ ora di ribellarsi anche contro quei partiti o quei sindacati
che vorrebbero comprendere le nostre problematiche
ed erigersi a nostri rappresentanti, non ne abbiamo bisogno.
Questo autunno abbiamo dimostrato occupando
e autogestendo le scuole e le università di essere in grado
di fare da soli, perché ora seguire un sindacato?
Per resistere alla crisi, allo sfruttamento del lavoro salariato
o alle follie nucleari, l’unica strada è quella dell’autogestione
e dell’azione diretta senza delega.

 

Torino 1 maggio. Il PD aggredisce lo spezzone contro la guerra.

  • Maggio 2, 2011 22:55

Il servizio d’ordine del PD ha tentato di fermare lo spezzone contro la guerra e il militarismo, promosso da Federazione Anarchica Torinese, Federazione Anarchica del Monferrato, Perla Nera, Zabriskie Point  Novara, Collettivo Anarchico Studentesco Torinese. In piazza Vittorio, alla partenza del corteo, il servizio d’ordine degli squadristi democratici del PD ha assaltato il furgone d’apertura degli anarchici. Hanno frantumato il parabrezza e rubato le chiavi del mezzo. Quando gli antimilitaristi, dopo un lungo scontro con i democratici, sono riusciti a riprendersi le chiavi, le hanno trovate spezzate. Gli stalinisti poi, temendo di essere riconosciuti, hanno aggredito un manifestante che stava fotografando il corteo, spaccandogli a pugni la macchina fotografica. Nonostante la violenza incontrata, nonostante il furgone fuori uso, lo spezzone è partito lo stesso per terminare numeroso in piazza San Carlo. Diffusa la notizia dell’aggressione, lo spezzone del PD è stato duramente contestato, insultato e anche schiaffeggiato dai manifestanti. Poi l’azione intimidatoria e repressiva del PD è continuata fuori dal corteo. Un compagno di Alessandria infatti, tornando alla propria auto,  si è ritrovato chiodi e viti intorno alle ruote. Questi sono i mezzi adoperati da un  partito ora all’opposizione, ma poco tempo fa al potere, che ha sostenuto e finanziato guerre in Afganistan, Iraq e nella ex Jugoslavia. Metodi già utilizzati a Torino nel 1999, quando era presidente del consiglio Massimo D’Alema, per reprimere il dissenso di chi si opponeva ai bombardamenti. Oggi, 1 maggio 2011, non potendo disporre delle truppe dello Stato, hanno assoldato picchiatori prezzolati in divisa rossa e bianca.  Dopo questa giornata, resta solo la miseria politica e morale di chi ha il coraggio di scendere in strada il 1 maggio,  quando tutto l’anno difende i profitti dei padroni e le guerre degli stati.

Federazione Anarchica Torinese – FAI, Federazione Anarchica del Monferrato – FAI, laboratorio anarchico Perla Nera di Alessandria, circolo Zabriskie Point  Novara, Collettivo Anarchico Studentesco Torinese

LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE… E NOI LO SAPPIAMO!

  • Maggio 2, 2011 22:48

Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito! perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo.

Diceva bene la fata Turchina a Pinocchio: le bugie hanno le gambe corte, eppure i Sarkozy e i Berlusconi di turno non hanno imparato neppure questa lezione…

L’utilizzo di proiettili e missili all’uranio impoverito, la morte e la fuga di migliaia di persone non sono forse le gambe corte di questa guerra?

E le continue dichiarazioni dei capi di Stato atte a giustificare come necessario l’intervento militare in Libia, anzi, atte a definirlo come intervento umanitario a fianco dei civili non sono forse le bugie di questo massacro?

Questa non è retorica, ma è realismo.

In Libia gli USA e la Gran Bretagna usano missili “Cruise Tomahawk” contenenti dai 3 ai 400 Kg di uranio impoverito ciascuno. Ipotizzando che ogni missile contenga 400 Kg di uranio impoverito, mille missili lanciati causerebbero circa 6 000 morti a seguito di tumori. Gli aerei americani A-10 Warthog, anch’essi in uso in Libia, sono in grado di sparare 4 000 proiettili all’uranio impoverito al minuto. Ma non finisce qui, perché a queste letali macchine di morte sono da aggiungere le bombe a grappolo e i tradizionali armamenti (carri armati, fucili e artiglieria leggera).

In tutta questa situazione l’Italia non sta di certo con le mani in mano, e infatti il 28 aprile è partita la prima missione dei caccia italiani armati di bombe. Ma l’entrata dell’Italia in guerra è di molto precedente ai tragici fatti della Libia. Basti considerare che la spesa militare 2011-2012 è aumentata dell’8,4 % rispetto agli anni passati. E i dati qui sotto parlano da soli, perché la finanziaria 2011-2012 prevede lo stanziamento di 24,3 miliardi di euro per le spese militari:

  • 1,5 miliardi per le spese all’estero
  • 2,26 miliardi sono destinati ai nuovi sistemi d’arma
  • 15 miliardi perl’acquisto di 131 caccia bombardieri F35
  • 5,6 miliardi sono destinati all’acquisto di 10 Fregate Fremm (navi da guerra di nuova generazione).

Dietro questi numeri si nascondono vite spezzate, che si vedono private dei loro sogni, delle loro speranze, della propria esistenza. Si nascondono intere generazioni che porteranno per sempre impresso l’orrore della guerra. Sono uomini e donne di ogni età, che all’improvviso si vedono private di tutto ciò che sempre li aveva accompagnati nella vita: la presenza di amici e conoscenti, la sicurezza di una casa, il sorriso di un bambino.

 

La guerra ferma il dolce scorrere della vita, e impone un permanente stato di paura e terrore.

Ma in tutto questo non ci si può abbattere, ci si deve mobilitare e impegnare affinchè la violenza terrorista degli Stati plachi. Si deve operare per creare ambiti in cui sviluppare e praticare la solidarietà umana con chi è riuscito a scappare da una guerra e viene minacciato dalle leggi razziste di questo paese.

Anche noi studenti abbiamo un ruolo fondamentale nella costruzione di un’ altra società, e dobbiamo partire dalla scuola. Bisogna smontare pezzo per pezzo quelle strutture oppressive e repressive che in tutto imitano la società nel suo complesso. Dobbiamo con forza cacciare via lo Stato dalla scuola, che con progetti come “Allenati per la vita” vorrebbe portare corsi paramilitari nelle aule, per allenarci a sopravvivere, senza alzare il capo, in questa società di guerra e morte. Occorre operare affinché la scuola appartenga a chi la viva, e non a chi vorrebbe usarla per indottrinarci e renderci obbedienti. E’ necessario riprendere il sapere per riprendere una coscienza collettiva di lotta contro le oppressioni e le ingiustizie. Scacciamo il potere statale dalle scuole per permettere la libera scienza e conoscenza ad ognuno. Non possiamo permettere che le scuole diventino luoghi propedeutici ad una vita futura di sfruttamento e controllo.

APRIAMO GLI OCCHI PER NON CREDERE ALLE MENZOGNE DELLO STATO

ALZIAMO LA TESTA PER NON RINUNCIARE ALLA VITA

UNIAMOCI PER DIFENDERE GLI OPPRESSI DI OGNI DOVE

 

CAST (Collettivo Anarchico Studentesco Torinese)

Il collettivo si riunisce ogni martedì alle 17.00 in Corso Palermo 46.

 

TORINO: LA REPRESSIONE COLPISCE ANCHE GLI STUDENTI

  • Febbraio 24, 2011 21:06

Gli studenti, quest’anno, pare abbiano già smesso di lottare: cortei e blocchi sono ormai solo un ricordo. Ad approfittare di tutto ciò è lo Stato, che per mano dei suoi servi non perde occasione per reprimere chi si oppone a questo sistema. Come di consuetudine la repressione si materializza nei momenti in cui il movimento abbassa la guardia. Questo è quanto è successo a tre studenti torinesi (tra i più attivi nella protesta contro la Gelmini e attivi anche in altri ambiti di opposizione sociale), che si sono visti recapitare degli avvisi di garanzia. Le accuse sono di occupazione e violenza privata, poi una nostra compagna è accusata di aver danneggiato una bandiera italiana…Era il 14 dicembre e gli studenti, dopo il consueto corteo mattutino decisero di fare una visita nell’ufficio di Torino del MIUR. Si voleva ribadire ancora una volta la nostra opposizione alla riforma Gelmini, e decidemmo di farlo entrando e sostando un po’ nel suddetto ufficio.

Si sa, la repressione colpisce sempre chi alza la testa, e questa volta è toccata a degli studenti (per giunta minorenni). Con queste intimidazioni pensano di scoraggiare le proteste e le prese di posizione dei più piccoli, di quelli che da poco hanno iniziato ad impegnarsi nelle lotte sociali, e forse riusciranno nel loro intento con chi ha avuto ed ha posizioni legalitarie e stataliste. Noi speriamo, però, che la repressione metta in luce, ancora una volta, quanto schierarsi in difesa del proprio e altrui futuro sia una necessità per tutti quelli che si auspicano un domani migliore e vedono nella libertà l’avvenire.

CAST (Collettivo Anarchico Studentesco Torinese)

18 FEBBRAIO: EDUCARE NELLA LIBERTA’ con FRANCESCO CODELLO

  • Febbraio 11, 2011 22:15

Per mesi siamo stati in piazza contro i tagli della Gelmini: ci siamo mai domandati se
valesse la pena lottare per questo modello educativo?
È piacevole andare a scuola? È utile?
Sì, allo Stato sicuramente.
A scuola ci insegnano a rispettare le leggi, le istituzioni, le religioni… addirittura il buon costume.
Siamo schedati con voti e verifiche, la nostra creatività resta ingabbiata tutto il giorno dentro quattro mura.
Se è vero che l’uomo nasce libero, l’istruzione di Stato lo rende ubbidiente e prontoa diventare sfruttato o sfruttatore.
Una scuola che ponga al centro i desideri e le fantasie di un bambino è possibile?
Sparse qua e là esistono scuole che provano a educare nella libertà, piccoli germi di una societàfutura di liberi e uguali

Incontro con
Francesco
dellA Rete di Educazione
Libertaria autore di numerosi
libri sulla pedagogia libertaria,
come “Vaso, creta o fiore”
18 feb.ore 21
Corso Palermo 46