antimilitarismo

CONTRO TUTTE LE GUERRE E I MILITARI

  • Novembre 15, 2011 18:19

Città rase al suolo, case saccheggiate e poi bruciate, sangue ovunque, morti e cadaveri putrefatti tra le rovine di un villaggio distrutto.

Così deve apparire la guerra agli occhi di un bambino afghano. Non servono altre parole per comprendere l’essenza della guerra: la distruzione.

 

Ma la guerra non è “solo” questo…

 

Dai due grandi conflitti mondiali ad oggi molti aspetti relativi alla guerra sono mutati.

La guerra ha forse mostrato il suo vero volto soltanto adesso in maniera esplicita .

I militari non stanno più accovacciati nelle trincee e lontani dalle case delle persone comuni.

La guerra è entrata nelle nostre strade e città.

Il 4 agosto 2008 è entrata in azione l’operazione“Strade Sicure” voluta dal Ministro della Difesa. Questa operazione militare è tuttora attiva e si prefigge l’obiettivo di aiutare le forze di polizia locali nel controllare e vigilare situazioni complesse in “obiettivi sensibili”.

 

E quindi?

 

Da allora le nostre città sono militarizzate. Basta guardare Torino per capire a cosa servono i militari(?) :

stanno di stanza al C.I.E.(Centro di Identificazione ed Espulsione), dove aiutano gli sbirri a malmenare e reprimere chi si ribella e cerca di fuggire da lì, altri stanno a Porta Palazzo, dove fanno la caccia al clandestino, e altri ancora difendono il Duomo…

Le nostre vite sono perennemente controllate da uomini in divisa e telecamere. Infatti l’ utilizzo dei militari per le strade rientra in una logica di controllo più ampia e complessa.

Tutta la nostra vita è spiata: dalle chiamate telefoniche, alle chat di internet.

 

Ma l’obiettivo dello Stato non è semplicemente quello di reprimere preventivamente ogni nostro possibile moto di ribellione individuale o collettivo per mezzo del controllo; l’obiettivo più alto che lo Stato si è posto è quello di rendere normale la guerra agli occhi di tutti. Quello che invece dobbiamo sempre tenere a mente è che il militare che passeggia per le strade di Torino non è diverso da quello che uccide e bombarda in Afghanistan.

Le mani dei militari sono tutte ugualmente sporche del sangue di innocenti e tutti i militari sono degli assassini a pagamento.

 

E’ bastata questa estate per comprendere tutto ciò: in Val Susa sono intervenuti anche i militari per reprimere chi lotta contro il TAV. E proprio a Chiomonte stazionano ancora adesso i Lince (mezzi corazzati usati dall’esercito italiano in Afghanistan).

 

Come anarchici, ma innanzitutto come esseri umani, abbiamo scelto di non stare a guardare le strade militarizzate, gli immigrati rinchiusi e poi deportati, la Val Susa assaltata e il sangue degli innocenti uccisi “per sbaglio dalle missioni di pace”.

 

 

PER FERMARE LA GUERRA OCCORRE METTERSI IN MEZZO

 

NON BASTANO LE PAROLE, E’ NECESSARIA L’AZIONE

 

TROVARE I PUNTI DEBOLI DELLA MACCHINA GUERRAFONDAIA, E SABOTARLI E’ NOSTRO COMPITO

 

Per iniziare insieme a lottare contro la guerra e la militarizzazione ti invitiamo a partecipare sabato 12 novembre alle ore 14.00 a Novara al corteo NO F-35 (cacciabombardieri di nuova generazione).

Sabato 12 novembre Corteo NO F35 a Novara

  • Novembre 11, 2011 12:00

Da Torino ritrovo alle ore 12.30 alla stazione di Porta Susa

Alcuni manifesti affissi durante il corteo studentesco del 4 novembre

  • Novembre 4, 2011 22:14

4 nov manifesto 1a

manif 4 novn 2.p65

manif 4 nov 3.p65

Torino 1 maggio. Il PD aggredisce lo spezzone contro la guerra.

  • Maggio 2, 2011 22:55

Il servizio d’ordine del PD ha tentato di fermare lo spezzone contro la guerra e il militarismo, promosso da Federazione Anarchica Torinese, Federazione Anarchica del Monferrato, Perla Nera, Zabriskie Point  Novara, Collettivo Anarchico Studentesco Torinese. In piazza Vittorio, alla partenza del corteo, il servizio d’ordine degli squadristi democratici del PD ha assaltato il furgone d’apertura degli anarchici. Hanno frantumato il parabrezza e rubato le chiavi del mezzo. Quando gli antimilitaristi, dopo un lungo scontro con i democratici, sono riusciti a riprendersi le chiavi, le hanno trovate spezzate. Gli stalinisti poi, temendo di essere riconosciuti, hanno aggredito un manifestante che stava fotografando il corteo, spaccandogli a pugni la macchina fotografica. Nonostante la violenza incontrata, nonostante il furgone fuori uso, lo spezzone è partito lo stesso per terminare numeroso in piazza San Carlo. Diffusa la notizia dell’aggressione, lo spezzone del PD è stato duramente contestato, insultato e anche schiaffeggiato dai manifestanti. Poi l’azione intimidatoria e repressiva del PD è continuata fuori dal corteo. Un compagno di Alessandria infatti, tornando alla propria auto,  si è ritrovato chiodi e viti intorno alle ruote. Questi sono i mezzi adoperati da un  partito ora all’opposizione, ma poco tempo fa al potere, che ha sostenuto e finanziato guerre in Afganistan, Iraq e nella ex Jugoslavia. Metodi già utilizzati a Torino nel 1999, quando era presidente del consiglio Massimo D’Alema, per reprimere il dissenso di chi si opponeva ai bombardamenti. Oggi, 1 maggio 2011, non potendo disporre delle truppe dello Stato, hanno assoldato picchiatori prezzolati in divisa rossa e bianca.  Dopo questa giornata, resta solo la miseria politica e morale di chi ha il coraggio di scendere in strada il 1 maggio,  quando tutto l’anno difende i profitti dei padroni e le guerre degli stati.

Federazione Anarchica Torinese – FAI, Federazione Anarchica del Monferrato – FAI, laboratorio anarchico Perla Nera di Alessandria, circolo Zabriskie Point  Novara, Collettivo Anarchico Studentesco Torinese

LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE… E NOI LO SAPPIAMO!

  • Maggio 2, 2011 22:48

Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito! perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo.

Diceva bene la fata Turchina a Pinocchio: le bugie hanno le gambe corte, eppure i Sarkozy e i Berlusconi di turno non hanno imparato neppure questa lezione…

L’utilizzo di proiettili e missili all’uranio impoverito, la morte e la fuga di migliaia di persone non sono forse le gambe corte di questa guerra?

E le continue dichiarazioni dei capi di Stato atte a giustificare come necessario l’intervento militare in Libia, anzi, atte a definirlo come intervento umanitario a fianco dei civili non sono forse le bugie di questo massacro?

Questa non è retorica, ma è realismo.

In Libia gli USA e la Gran Bretagna usano missili “Cruise Tomahawk” contenenti dai 3 ai 400 Kg di uranio impoverito ciascuno. Ipotizzando che ogni missile contenga 400 Kg di uranio impoverito, mille missili lanciati causerebbero circa 6 000 morti a seguito di tumori. Gli aerei americani A-10 Warthog, anch’essi in uso in Libia, sono in grado di sparare 4 000 proiettili all’uranio impoverito al minuto. Ma non finisce qui, perché a queste letali macchine di morte sono da aggiungere le bombe a grappolo e i tradizionali armamenti (carri armati, fucili e artiglieria leggera).

In tutta questa situazione l’Italia non sta di certo con le mani in mano, e infatti il 28 aprile è partita la prima missione dei caccia italiani armati di bombe. Ma l’entrata dell’Italia in guerra è di molto precedente ai tragici fatti della Libia. Basti considerare che la spesa militare 2011-2012 è aumentata dell’8,4 % rispetto agli anni passati. E i dati qui sotto parlano da soli, perché la finanziaria 2011-2012 prevede lo stanziamento di 24,3 miliardi di euro per le spese militari:

  • 1,5 miliardi per le spese all’estero
  • 2,26 miliardi sono destinati ai nuovi sistemi d’arma
  • 15 miliardi perl’acquisto di 131 caccia bombardieri F35
  • 5,6 miliardi sono destinati all’acquisto di 10 Fregate Fremm (navi da guerra di nuova generazione).

Dietro questi numeri si nascondono vite spezzate, che si vedono private dei loro sogni, delle loro speranze, della propria esistenza. Si nascondono intere generazioni che porteranno per sempre impresso l’orrore della guerra. Sono uomini e donne di ogni età, che all’improvviso si vedono private di tutto ciò che sempre li aveva accompagnati nella vita: la presenza di amici e conoscenti, la sicurezza di una casa, il sorriso di un bambino.

 

La guerra ferma il dolce scorrere della vita, e impone un permanente stato di paura e terrore.

Ma in tutto questo non ci si può abbattere, ci si deve mobilitare e impegnare affinchè la violenza terrorista degli Stati plachi. Si deve operare per creare ambiti in cui sviluppare e praticare la solidarietà umana con chi è riuscito a scappare da una guerra e viene minacciato dalle leggi razziste di questo paese.

Anche noi studenti abbiamo un ruolo fondamentale nella costruzione di un’ altra società, e dobbiamo partire dalla scuola. Bisogna smontare pezzo per pezzo quelle strutture oppressive e repressive che in tutto imitano la società nel suo complesso. Dobbiamo con forza cacciare via lo Stato dalla scuola, che con progetti come “Allenati per la vita” vorrebbe portare corsi paramilitari nelle aule, per allenarci a sopravvivere, senza alzare il capo, in questa società di guerra e morte. Occorre operare affinché la scuola appartenga a chi la viva, e non a chi vorrebbe usarla per indottrinarci e renderci obbedienti. E’ necessario riprendere il sapere per riprendere una coscienza collettiva di lotta contro le oppressioni e le ingiustizie. Scacciamo il potere statale dalle scuole per permettere la libera scienza e conoscenza ad ognuno. Non possiamo permettere che le scuole diventino luoghi propedeutici ad una vita futura di sfruttamento e controllo.

APRIAMO GLI OCCHI PER NON CREDERE ALLE MENZOGNE DELLO STATO

ALZIAMO LA TESTA PER NON RINUNCIARE ALLA VITA

UNIAMOCI PER DIFENDERE GLI OPPRESSI DI OGNI DOVE

 

CAST (Collettivo Anarchico Studentesco Torinese)

Il collettivo si riunisce ogni martedì alle 17.00 in Corso Palermo 46.

 

CONTRO TUTTE LE GUERRE E TUTTI GLI STATI

  • Aprile 18, 2011 23:17

Ormai da diversi anni, come studenti, ci siamo impegnati nelle mobilitazioni contro la Gelmini. Nelle piazze, come nelle scuole, abbiamo espresso più volte il nostro dissenso, riuscendo a costruire negli anni un movimento che in certi momenti ha saputo essere molto radicale.

 

Ora è arrivato il momento di fare un ulteriore passo, perchè l’Italia è in guerra, e come studenti non possiamo essere indifferenti.

Da un mese la guerra in Libia è su tutte le pagine dei giornali, ma anche prima dell’intervento militare in Libia l’Italia era in guerra: dalla “missione di pace” in Afghanistan alla caccia al clandestino. La guerra, deve essere chiaro, non è solo in Libia ma è dentro e fuori i confini di uno Stato Infame: l’Italia.

Le logiche violente e omicide dello Stato si esplicano tanto all’ ”estero” quando all’interno dei confini dello Stato stesso. E quest’anno, a 150 anni dall’Unità d’Italia, gli italiani festeggiano inaugurando una nuova guerra, inventando fantomatici nemici da combattere e illusori diritti da difendere. Come se non bastasse ci parlano di intervento umanitario o, più ipocritamente ancora, di guerra umanitaria. Ma nessuna guerra è umanitaria, e nessuno Stato difende le persone. Come anarchici lo sappiamo bene, e vogliamo dire, ancora una volta, che con la guerra non ci stiamo, e che nessuno Stato, MAI, sarà appoggiato da noi.

In una guerra sappiamo da che parte stare: dalla parte dei deboli, dalla parte degli uomini e delle donne la cui vita è messa costantemente in pericolo da conflitti generati per rispartire gli interessi economici di vecchi e nuovi capitalisti.

 

Tutto questo per dire che non esistono guerre giuste o giustificabili, e che la violenza statale va contrastata a tutti i costi. Noi studenti dobbiamo essere in prima fila contro la guerra, in Libia e ovunque, perché solo così potremo costruire un mondo davvero migliore.

 

CAST (Collettivo Anarchico Studentesco Torinese)

 

Il collettivo si riunisce ogni martedì alle ore 17 in Corso Palermo 46 (TO).

 

 

Torino. Tre fronti antimilitaristi alla cerimonia del 4 novembre

  • Novembre 5, 2010 05:32

4 novembre. Antimilitaristi salgono sulla cancellata di Palazzo Reale, aprendo lo striscione “no a tutti gli eserciti!” durante la cerimonia dell’ammaina bandiera. In contemporanea entrano in piazza due gruppi di antimilitaristi, provenienti da via Garibaldi e via Micca.

Di seguito una breve cronaca.
Piazza Castello, ore 18. Tutto è pronto per il rituale militarista e patriottardo del 4 novembre. I burattini in divisa sono in fila, la piazza è transennata, quelli della digos sono all’erta per fermare gli antimilitaristi.

Quest’anno l’attacco arriva da tre fronti, prendendo alla sprovvista i tutori del disordine pubblico.
Da piazza Arbarello parte un plotone – invero piuttosto variopinto e disordinato – aperto da uno striscione con la scritta “Disertare la guerra!”. Slogan “fuori la guerra dalla storia, fuori l’Italia dall’Afganistan”, “4 novembre, festa degli assassini”. Prima di affacciarsi in piazza Castello, il plotone antimilitarista si ferma più volte per brevi interventi. Poco prima della piazza vengono intercettati dalla digos, si schiera l’antisommossa. La digos intima di non usare il megafono per non disturbare la cerimonia: naturalmente gli antimilitaristi disobbediscono.
Quasi subito i digos corrono via perché in centro alla piazza si è aperto il secondo fronte.
Una squadra d’assalto si è arrampicata sulla cancellata che chiude palazzo reale aprendo lo striscione “No a tutti gli eserciti” proprio di fronte ai fantocci sull’attenti che cantano l’inno.
Intanto, da via Micca, fa il suo ingresso la Clown Army: mimetica, nasi rossi, parrucche colorate e scolapaste d’ordinanza ben calcati in testa. Incedono marziali e tentano di arruolare i passanti.
Il plotone fermo in via Garibaldi finge la ritirata, e si ripresenta sotto i portici di via Micca, dove si congiunge con la Clown Army. Un veloce slalom per dribblare la polizia e tutti in piazza.
I ragazzi sulla cancellata scendono svelti e raggiungono gli altri.
La Clown Army mette in scena l’ammainatovaglia – un bel quadrettato bianco e rosso. Poi via in parata giù da via Garibaldi.
I fantaccini tricolori, mogi mogi, se ne vanno. Quest’anno, a parte i tre plotoni antimilitaristi, c’era ben poca gente alla loro celebrazione.

Nonostante i fiumi di retorica, nonostante la martellante propaganda di guerra, non tutti sono disponibili a fare “festa”, nel giorno in cui si celebra quell’immane massacro che fu la prima guerra mondiale.

In mattinata il presidente della Repubblica, l’azzimato Napolitano, aveva dichiarato con parole altisonanti che “Le dolorossime perdite di giovani vite che abbiamo dovuto sopportare ci inducono non a desistere ma persistere nel nostro impegno, a moltiplicare i nostri sforzi per onorare quei ragazzi e dare il significato più alto al loro sacrificio raccogliendone i frutti”.

Nulla è cambiato in oltre un secolo: lo Stato celebra come eroi assassini in divisa, mercenari ben pagati che in Afganistan ammazzano, torturano, devastano. E lo chiamano “peace keepinng”, missione umanitaria, soccorso alle popolazioni. Al ministro della guerra, La Russa, non bastano mortai, cingolati, ed elicotteri da combattimento, adesso vuole anche i bombardieri.

Per i centocinquant’anni dello Stato italiano vogliono tricolori ovunque: vogliono fare parate militari per un anno intero. Tante belle parole, tante cerimonie impettite, non bastano a coprire il lezzo di macelleria, che accompagna tutti gli eserciti. Ovunque.
Sulla loro strada troveranno sempre – irridenti e fermi – gli antimilitaristi.
Nostra patria è il mondo intero!