scuola

Incontro nazionale delle studentesse e degli studenti anarchici e libertari

  • Dicembre 12, 2011 22:12

Incontro nazionale delle studentesse e degli studenti anarchici e libertari

17 -18 dicembre 2011 – Bologna, Circolo Anarchico Berneri, piazza di Porta Santo Stefano, 1

Dalle ore 10 di sabato 17 dicembreSiamo anarchiche e anarchici di varie località, impegnati nei movimenti studenteschi che hanno caratterizzato gli ultimi anni. Questi periodi di intensa mobilitazione nelle scuole e nelle università, hanno infatti visto anche lo sviluppo di un intervento libertario nel movimento, da parte di singoli compagni e compagne come da parte di collettivi o gruppi.
E’ da alcuni di questi che nasce l’esigenza di stabilire contatti, creare solidarietà, aprire un dibattito comune, cercare momenti di coordinazione, ma innanzitutto conoscersi.Da qui nasce l’incontro nazionale delle studentesse e degli studenti anarchici a Bologna.
L’incontro sarà un’occasione per i collettivi ed i gruppi, come per i singoli compagni, di presentare la propria realtà ed iniziare a costruire dei contatti più solidi a livello nazionale. In particolare l’intenzione è quella di creare un momento di dibattito specifico sulle prospettive di un intervento anarchico e libertario nella scuola e nell’università. Per questo riteniamo importante anche confrontare letture e riflessioni sulle mobilitazioni studentesche degli ultimi anni. Mobilitazioni intense e di grande partecipazione, che però si sono sempre mantenute sul piano della semplice opposizione studentesca a singoli decreti o riforme, senza peraltro riuscire ad ottenere alcun risultato.Questo appuntamento vuole essere un momento di confronto reale sulle rispettive esperienze locali, sul movimento studentesco, su possibili prospettive comuni.

Dopo le mobilitazioni studentesche degli ultimi anni, di fronte agli attacchi sempre più duri da parte dei governi e dei padroni agli studenti, ai lavoratori, ai precari, ai migranti, ai disoccupati, pensiamo che ora più che mai sia necessario costruire questi spazi di dibattito.

Invitiamo a partecipare tutte le compagne ed i compagni, tutti i collettivi ed i gruppi interessati.

potete contattarci scrivendoci a studentianarchici @ autistici.org

Student* anarchic*

 

E’ FINITO IL TEMPO DELLE VOTAZIONI… E’ L’ORA DELL’AUTOGESTIONE!

  • Ottobre 26, 2011 21:36

Chi votare alle prossime elezioni studentesche?

Se il dubbio ti assale scegli di non pensarci più!

 

Se la vita scolastica ti opprime, ti ingabbia, ti stritola…è normale.

Viviamo ogni giorno soffocando quella libertà che tra i banchi di scuola non ci è concessa.

La scuola uccide ogni nostro sogno e fantasia per l’avvenire ed il presente.

 

Nessun voto potrà mai cambiare tutto questo!

 

Votare a scuola significa imparare a farlo per tutta la vita, significa divenire poco a poco “bravi cittadini”, piccoli ingranaggi che accettano passivamente ogni forma di sfruttamento e abbassano la testa di fronte ad ogni potere ed autorità. Questa è la loro democrazia. Accettare l’ordine vigente delle cose, e cioè le guerre mascherate da “missioni umanitarie”, i CIE (nuovi lager), le galere ed ogni forma di repressione atta ad uccidere i tentativi reali di mutamento e rivolta.

 

Andare a votare a scuola insegna a farlo per sempre, insegna la sottomissione, l’obbedienza.

Non hai bisogno di nessuna delega, non hai bisogno di nessun rappresentante per gestire la tua vita.

Nessuno deve poter decidere al posto tuo.

Non cedere a nessuno la tua libertà. Pratica l’autogestione, decidi insieme agli altri e senza intermediari, come migliorare la tua scuola.

 

Senza votare puoi fare molto di più!

 

Boicotta anche tu le elezioni studentesche!

Cambiare la scuola dipende da ognuno di noi, e non dai rappresentanti d’istituto, dalla Dirigenza o dal Ministro dell’Istruzione di turno!

 

ORA TOCCA A TE!

 

 

ese)

 

Torino. Studenti al CIE

  • Ottobre 21, 2011 22:27

Venerdì 7 ottobre. Molto partecipato il presidio al CIE di Torino indetto dal Collettivo Anarchico Studentesco Torinese. Circa un centinaio di persone all’ora di pranzo si sono ritrovate nei giardinetti di Corso Brunelleschi di fronte al CIE, tra loro molti erano studenti provenienti dal classico corteo studentesco autunnale. Per molti studenti era la prima volta davanti alle mura e alle gabbie del centro, davanti al confine tangibile che divide uomini che possono liberamente circolare e uomini a cui questa libertà è negata. Un presidio molto rumoroso scandito da musica, grida e battiture verso gli immigrati imprigionati nel centro.

A nemmeno ad una settimana di distanza dalle cariche al presidio di sabato 1 ottobre gli antirazzisti torinesi hanno voluto dare una risposta forte alla questura, riprendendosi l’agibilità politica dei presidi sotto il CIE e ribadendo che sotto quel muro ritorneranno finché non sarà abbattuto.

 

 

Dopo il primo corteo studentesco dell’anno alcuni studenti hanno voluto fare un saluto agli immigrati reclusi nel CIE. Nonostante la distanza del centro dal luogo in cui si è svolta la manifestazione e nonostante l’ora insolita, un centinaio di persone si sono ritrovate nei giardinetti di Corso Brunelleschi di fronte al CIE, tra loro molti erano studenti che non erano mai stati davanti a quel maledetto muro. Un presidio molto rumoroso, scandito da musica, grida e battiture non solo per manifestare contro la disumanità dei lager della democrazia, ma anche per dare un sostegno a chi vi è rinchiuso e ogni giorno subisce i soprusi di polizia alpini e crocerossini.

A nemmeno ad una settimana da sabato 1 ottobre, quando la polizia in modo pretestuoso aveva attaccato il presidio con diverse cariche, studenti e antirazzisti torinesi hanno voluto dare una risposta forte alla questura, riprendendosi l’agibilità politica dei presidi sotto il CIE e ribadendo che sotto quel muro ritorneranno finché non sarà abbattuto.

 

LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE… E NOI LO SAPPIAMO!

  • Maggio 2, 2011 22:48

Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito! perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo.

Diceva bene la fata Turchina a Pinocchio: le bugie hanno le gambe corte, eppure i Sarkozy e i Berlusconi di turno non hanno imparato neppure questa lezione…

L’utilizzo di proiettili e missili all’uranio impoverito, la morte e la fuga di migliaia di persone non sono forse le gambe corte di questa guerra?

E le continue dichiarazioni dei capi di Stato atte a giustificare come necessario l’intervento militare in Libia, anzi, atte a definirlo come intervento umanitario a fianco dei civili non sono forse le bugie di questo massacro?

Questa non è retorica, ma è realismo.

In Libia gli USA e la Gran Bretagna usano missili “Cruise Tomahawk” contenenti dai 3 ai 400 Kg di uranio impoverito ciascuno. Ipotizzando che ogni missile contenga 400 Kg di uranio impoverito, mille missili lanciati causerebbero circa 6 000 morti a seguito di tumori. Gli aerei americani A-10 Warthog, anch’essi in uso in Libia, sono in grado di sparare 4 000 proiettili all’uranio impoverito al minuto. Ma non finisce qui, perché a queste letali macchine di morte sono da aggiungere le bombe a grappolo e i tradizionali armamenti (carri armati, fucili e artiglieria leggera).

In tutta questa situazione l’Italia non sta di certo con le mani in mano, e infatti il 28 aprile è partita la prima missione dei caccia italiani armati di bombe. Ma l’entrata dell’Italia in guerra è di molto precedente ai tragici fatti della Libia. Basti considerare che la spesa militare 2011-2012 è aumentata dell’8,4 % rispetto agli anni passati. E i dati qui sotto parlano da soli, perché la finanziaria 2011-2012 prevede lo stanziamento di 24,3 miliardi di euro per le spese militari:

  • 1,5 miliardi per le spese all’estero
  • 2,26 miliardi sono destinati ai nuovi sistemi d’arma
  • 15 miliardi perl’acquisto di 131 caccia bombardieri F35
  • 5,6 miliardi sono destinati all’acquisto di 10 Fregate Fremm (navi da guerra di nuova generazione).

Dietro questi numeri si nascondono vite spezzate, che si vedono private dei loro sogni, delle loro speranze, della propria esistenza. Si nascondono intere generazioni che porteranno per sempre impresso l’orrore della guerra. Sono uomini e donne di ogni età, che all’improvviso si vedono private di tutto ciò che sempre li aveva accompagnati nella vita: la presenza di amici e conoscenti, la sicurezza di una casa, il sorriso di un bambino.

 

La guerra ferma il dolce scorrere della vita, e impone un permanente stato di paura e terrore.

Ma in tutto questo non ci si può abbattere, ci si deve mobilitare e impegnare affinchè la violenza terrorista degli Stati plachi. Si deve operare per creare ambiti in cui sviluppare e praticare la solidarietà umana con chi è riuscito a scappare da una guerra e viene minacciato dalle leggi razziste di questo paese.

Anche noi studenti abbiamo un ruolo fondamentale nella costruzione di un’ altra società, e dobbiamo partire dalla scuola. Bisogna smontare pezzo per pezzo quelle strutture oppressive e repressive che in tutto imitano la società nel suo complesso. Dobbiamo con forza cacciare via lo Stato dalla scuola, che con progetti come “Allenati per la vita” vorrebbe portare corsi paramilitari nelle aule, per allenarci a sopravvivere, senza alzare il capo, in questa società di guerra e morte. Occorre operare affinché la scuola appartenga a chi la viva, e non a chi vorrebbe usarla per indottrinarci e renderci obbedienti. E’ necessario riprendere il sapere per riprendere una coscienza collettiva di lotta contro le oppressioni e le ingiustizie. Scacciamo il potere statale dalle scuole per permettere la libera scienza e conoscenza ad ognuno. Non possiamo permettere che le scuole diventino luoghi propedeutici ad una vita futura di sfruttamento e controllo.

APRIAMO GLI OCCHI PER NON CREDERE ALLE MENZOGNE DELLO STATO

ALZIAMO LA TESTA PER NON RINUNCIARE ALLA VITA

UNIAMOCI PER DIFENDERE GLI OPPRESSI DI OGNI DOVE

 

CAST (Collettivo Anarchico Studentesco Torinese)

Il collettivo si riunisce ogni martedì alle 17.00 in Corso Palermo 46.

 

CONTRO TUTTE LE GUERRE E TUTTI GLI STATI

  • Aprile 18, 2011 23:17

Ormai da diversi anni, come studenti, ci siamo impegnati nelle mobilitazioni contro la Gelmini. Nelle piazze, come nelle scuole, abbiamo espresso più volte il nostro dissenso, riuscendo a costruire negli anni un movimento che in certi momenti ha saputo essere molto radicale.

 

Ora è arrivato il momento di fare un ulteriore passo, perchè l’Italia è in guerra, e come studenti non possiamo essere indifferenti.

Da un mese la guerra in Libia è su tutte le pagine dei giornali, ma anche prima dell’intervento militare in Libia l’Italia era in guerra: dalla “missione di pace” in Afghanistan alla caccia al clandestino. La guerra, deve essere chiaro, non è solo in Libia ma è dentro e fuori i confini di uno Stato Infame: l’Italia.

Le logiche violente e omicide dello Stato si esplicano tanto all’ ”estero” quando all’interno dei confini dello Stato stesso. E quest’anno, a 150 anni dall’Unità d’Italia, gli italiani festeggiano inaugurando una nuova guerra, inventando fantomatici nemici da combattere e illusori diritti da difendere. Come se non bastasse ci parlano di intervento umanitario o, più ipocritamente ancora, di guerra umanitaria. Ma nessuna guerra è umanitaria, e nessuno Stato difende le persone. Come anarchici lo sappiamo bene, e vogliamo dire, ancora una volta, che con la guerra non ci stiamo, e che nessuno Stato, MAI, sarà appoggiato da noi.

In una guerra sappiamo da che parte stare: dalla parte dei deboli, dalla parte degli uomini e delle donne la cui vita è messa costantemente in pericolo da conflitti generati per rispartire gli interessi economici di vecchi e nuovi capitalisti.

 

Tutto questo per dire che non esistono guerre giuste o giustificabili, e che la violenza statale va contrastata a tutti i costi. Noi studenti dobbiamo essere in prima fila contro la guerra, in Libia e ovunque, perché solo così potremo costruire un mondo davvero migliore.

 

CAST (Collettivo Anarchico Studentesco Torinese)

 

Il collettivo si riunisce ogni martedì alle ore 17 in Corso Palermo 46 (TO).

 

 

Torino: gli studenti non si faranno intimorire dalla repressione

  • Aprile 18, 2011 20:23
Il copione è quello di sempre, finito un movimento scatta l’ora della 
repressione e come al solito sono colpiti pochi “eletti".
Era il 17 novembre scorso, una grande manifestazione aveva invaso le 
strade di Torino, quando un gruppo di qualche centinaio di studenti 
decise di occupare la stazione di Porta Nuova per creare un disagio 
effettivo e per dimostrare la loro netta contrarietà con il modello di 
scuola proposto.
Dopo quel 17 novembre, per un mese intero, gli studenti torinesi 
sarebbero scesi in piazza e avrebbero occupato tutto ciò che gli veniva 
in mente. Dopo soli 3 mesi da quei giorni incredibili, la lotta contro 
la riforma Gelmini pare un lontano ricordo e la DIGOS passa al 
contrattacco mandando i primi avvisi di garanzia ad alcuni prescelti, 
tra cui una ragazza del nostro collettivo, ancora minorenne, accusata di 
occupazione e interruzione di pubblico servizio. La nostra compagna, già 
colpita in precedenza da altre denunce per l’occupazione del MIUR del 14 
dicembre, è rea di aver partecipato attivamente alle mobilitazioni 
studentesche di questi ultimi due anni oltre che alle lotte antirazziste 
e antimilitariste.
Ci sembra chiaro l’intento della questura, quello di colpire per 
intimorire le persone e i gruppi più attivi che sono stati la parte più 
radicale delle proteste dello scorso autunno. Sappiano i questurini che 
i loro avvisi di garanzia sono la conferma che siamo sulla strada giusta 
e stiano pur certi che non saranno alcune denunce a fermare o a 
modificare la nostra attività.

Collettivo Anarchico Studentesco Torinese

 

18 FEBBRAIO: EDUCARE NELLA LIBERTA’ con FRANCESCO CODELLO

  • Febbraio 11, 2011 22:15

Per mesi siamo stati in piazza contro i tagli della Gelmini: ci siamo mai domandati se
valesse la pena lottare per questo modello educativo?
È piacevole andare a scuola? È utile?
Sì, allo Stato sicuramente.
A scuola ci insegnano a rispettare le leggi, le istituzioni, le religioni… addirittura il buon costume.
Siamo schedati con voti e verifiche, la nostra creatività resta ingabbiata tutto il giorno dentro quattro mura.
Se è vero che l’uomo nasce libero, l’istruzione di Stato lo rende ubbidiente e prontoa diventare sfruttato o sfruttatore.
Una scuola che ponga al centro i desideri e le fantasie di un bambino è possibile?
Sparse qua e là esistono scuole che provano a educare nella libertà, piccoli germi di una societàfutura di liberi e uguali

Incontro con
Francesco
dellA Rete di Educazione
Libertaria autore di numerosi
libri sulla pedagogia libertaria,
come “Vaso, creta o fiore”
18 feb.ore 21
Corso Palermo 46

Chi Semina Vento Raccoglie Tempesta

  • Dicembre 14, 2010 20:02

Oggi 14 dicembre 2010 giornata di lotta per gli studenti torinesi che sono scesi in piazza per l’ennesima volta in questi mesi di mobilitazione.

Questa mattina alcune migliaia di studenti hanno formato un corteo che ha invaso le vie di Torino per far cadere questo governo. Dopo aver bersagliato la sede del PDL con il lancio di uova e fumogeni gli studenti medi hanno simbolicamente occupato per circa mezz’ora la stazione di Porta Nuova in cui, su un treno della linea Freccia Rossa, è apparsa una scritta “NO TAV”.Il corteo ha proseguito transitando davanti alla sede della regione dove ci sono stati alcuni attimi di tenzione. Malgrado essere venuti a sapere che il governo no era caduto gli studenti non hanno perso la fiducia nella lotta: nel pomeriggio è stato occupato il MIUR. Caduta la bandiera italiana è apparso un cartellone che declamava: “L’ Italia uccide ogni giorno nei CIE, in Afghanistan e nelle carceri”.

Oggi i palazzi hanno sostenuto il partito di questo Governo, ma noi sfiduciamo lo Stato e ogni suo Governo nelle nostre piazze OGGI e SEMPRE.

CHI SEMINA RIFORMA RACCOGLIE RIVOLUZIONE!

Di seguito il volantino distribuito al corteo

Sfiduciare il governo? Sfiduciamo lo Stato!

Ed eccolo il giorno in cui la protesta si prostra di fronte al potere. Dopo settimane di lotta in cui abbiamo dimostrato che un’altra scuola, un’altra università sono possibili, oggi abbassiamo la testa. Dopo aver bloccato il traffico innumerevoli volte, dopo aver occupato in svariate occasioni le stazioni, dopo che ci siamo ripresi le scuole e le facoltà e abbiamo provato a viverle senza più rapporti gerarchici in modo orizzontale e autogestito, oggi scendiamo in piazza per sfiduciare il governo e per affidarci ad uno nuovo, composto dalle stesse persone che hanno contribuito al disfacimento della scuola e dell’università. Per quanto la riforma Gelmini può sembrare catastrofica, non è altro che la punta di diamante di un processo di disfacimento dell’istruzione iniziato con la riforma Berlinguer del 2000 (governo di centro-sinistra) e portato avanti con continuità da tutti i governi di tutti i colori che si sono succeduti. Non illudiamoci quindi che un futuro governo di sinistra possa cambiare la grave situazione in cui versa il nostro sistema educativo. Le stesse persone che oggi sono viste come la nostra salvezza, coloro che ci dovrebbero guidare nella risalita dall’abisso dentro il quale siamo finiti, sono le stesse che ci hanno spinto giù.  Bersani, Di Pietro e Vendola quando erano al governo non hanno nemmeno provato a migliorare la scuola e l’università, non si sono opposti alla precarizzazione del lavoro; anzi si sono distinti per aver votato a favore della guerra in Afghanistan, per le grandi opere che devastano l’ambiente come la TAV o per aver istituito i CPT(Centri di Permanenza Temporanea), moderni lager, oggi tristemente noti come CIE.

Chiedere solo la sfiducia di Berlusconi, significa fare un passo indietro rispetto a quello che abbiamo dimostrato in questi mesi. Perché sfiduciare il governo, quando si può sfiduciare un sistema? Se una scuola può essere autogestita, perché non lo potrebbe essere una società? Abbiamo manifestato, bloccato, occupato solo per difendere quel poco che già abbiamo o per prenderci tutto quello che desideriamo?

Se oggi il governo cadrà sarà solo per giochi di palazzo. Se domani l’attuale sistema oppressivo vacillerà sarà solo per merito nostro. Non guardiamo a Roma speranzosi delegando la nostra lotta, iniziamo qui a Torino a smontare lo Stato che ci schiaccia ogni giorno e la scuola che è uno dei suoi meccanismi più efficienti. L’attuale scuola ha il solo scopo di creare buoni e soprattutto ubbidienti cittadini, che siano liberi di dire ciò che vogliono all’interno della democrazia, ma guai a loro se mostrano come sia in realtà oppressivo lo Stato o peggio se dimostrano che si possa vivere meglio senza governi e senza padroni. L’università, invece, serve solo a formare buoni dirigenti, i nuovi sfruttatori, il sapere che vi è prodotto deve rimanere all’interno delle facoltà, non può uscire fuori

Un’altra scuola è possibile: una scuola che ponga al centro i desideri e le aspirazioni dello studente, non quelle dell’adulto; una scuola che educhi alla libertà e alla solidarietà, non al rispetto dell’autorità e alla competizione.

Un’altra università è possibile: non un’università chiusa in se stessa, ma aperta a tutti, senza distinzione di sesso, razza, età o condizione economica, un luogo in cui l’unica merce che si possa scambiare è il sapere fine a se stesso, dove si studia quello che più interessa e non quello che più è utile al sistema produttivo.

Nessun governo ci concederà questo. Non delegare lotta!

QUALE SCUOLA SALVARE?

  • Novembre 22, 2010 11:51

Ormai da anni il movimento studentesco si mobilita per difendere l’istruzione pubblica dagli attacchi del potere, ma ne vale davvero la pena?

La scuola pubblica non è altro che la brutta copia della nostra società, infatti, il suo compito è quello di preparare i ragazzi ad affrontare la vita o meglio quello di inquadrarli in un sistema produttivo dove puoi essere operaio o dirigente, basta solo che non alzi la testa per desiderare qualcosa di diverso dalla realtà opprimente in cui vivi. Il bambino, per sua natura curioso di vedere e capire il mondo, è costretto fin dall’età di 6 anni a trascorrere la maggior parte della sua giornata seduto sui banchi ascoltando un insegnante spesso noioso e ripetitivo, in questo modo la curiosità di guardarsi attorno e di domandare perché le farfalle volano, i fiori sono colorati o la neve fredda, si affievolisce. Andare a scuola diventa un obbligo, si studia solamente perché minacciati da voti e da bocciature, gli studenti più bravi e ubbidienti sono premiati, quelli meno sono messi al fondo dell’aula o puniti. Le verifiche hanno il solo scopo di creare un clima di competizione, lo stesso del mondo esterno, per impedire che si crei un clima di solidarietà.

Istituzioni come la scuola, la fabbrica, il carcere sono per certi versi più simili che diverse. In tutte e tre la giornata è scandita da orari ben precisi che non possono essere messi in discussione; in tutte e tre ci sono pause dall’attività prestabilite, chiamate a seconda intervallo, riposo, ora d’aria; in tutte e tre ci sono punizioni per chi non fa il suo dovere, dette 5 in condotta o bocciatura, licenziamento, prolungamento di pena o carcere duro. A quanto sembra la scuola non è poi molto diversa dal mondo degli adulti, senza il suo grande lavoro di educazione all’obbedienza, forse, non accetteremmo in modo così acritico l’autorità irrazionale dello Stato e dei suoi sgherri o la prepotenza di un padrone che si crede un benefattore solamente perché dà lavoro. I difensori della scuola di Stato sostengono che essa serva ad emancipare l’individuo e a creare coscienza critica, in realtà l’educazione che ci viene impartita, per quanto libera e democratica, non metterà mai in discussione se stessa, cioè lo Stato. Creerà buoni cittadini che rispetteranno le leggi e che le considereranno necessarie e in superabili, mai individui liberi con una loro propria coscienza critica.

Noi crediamo che un’altra scuola sia possibile, una scuola che metta al centro il bambino, non gli interessi degli adulti, che dia la possibilità a tutti di studiare cosa più piace, perché è inutile studiare qualcosa che ci annoia solo per superare una verifica dimenticando tutto qualche giorno dopo. Un luogo in cui non ci siano minacce e punizioni, dove uno possa scegliere se studiare, cosa studiare e come studiare. In questo posto non esistono premi e punizioni, che sono la base del mondo degli adulti, perché servirebbero solo a spaccare la classe tra chi sa, è dotato e avrà successo e chi non sa e molto probabilmente sarà sfruttato. In questa scuola le noiose e spesso inutili lezioni frontali sono sostituite da una didattica alternativa che comprende: programmi variabili, lezioni all’aperto, lettura di libri e poesie scelti dallo studente, dibattiti, ricerche. Insomma un luogo in cui non si è e non ci si sente obbligati ad andare, ma dove si può scoprire il mondo che ci circonda soddisfando la nostra grande curiosità. Il ruolo degli educatori sarà sempre meno determinante man mano che lo studente crescerà, finché sarà del tutto inutile perché gli studenti saranno in grado di autogestirsi. Questa scuola, al contrario di quella istituzionale, non prevede un esame finale di maturità, che attesta che il ragazzo è diventato uomo ed è pronto a divenire un ingranaggio del sistema capitalista, perché nessuno, se non lo studente stesso, può valutare se il suo percorso educativo ha avuto successo.

Senza un’educazione all’obbedienza e al rispetto dell’autorità, i governanti, i padroni e i preti non si sentirebbero legittimati ad opprimerci ogni giorno. Una scuola che educhi alla libertà e alla solidarietà è il primo germe per una società futura di liberi e uguali.

Non sforziamoci di tenere in piedi una scuola di stato che fa acqua da tutte le parti, ma dalle sue macerie costruiamo una nuova scuola autogestita che abbia come unico fine la nostra felicità.

17 NOVEMBRE: GLI STUDENTI SI RIPRENDONO LA CITTA’

  • Novembre 17, 2010 18:52

Oggi 17 novembre, nella giornata internazionale per il diritto allo studio, più di 30’000 manifestanti hanno invaso Torino, ancora una volta la loro indisponibilità ad accettare che qualcuno decida del loro futuro. Svariati cortei hanno letteralmente bloccato il traffico della città. Studenti medi, universitari, professori, ricercatori e altri lavoratori della conoscenza si sono trovati sulle stesse strade a dire no alle politiche sulla scuola e sull’università del governo. Gli studenti universitari hanno terminato il corteo a Palazzo Campana, sede della facoltà di matematica, con un’occupazione.
I medi, dopo aver raggiunto Porta Nuova, hanno provato ad entrare nella stazione, ma le forze del (dis)ordine hanno chiuso i cancelli della stazione, perciò gli studenti sono passati da un ingresso laterale e una volta dentro hanno occupato 6 binari. La più grande stazione della regione è rimasta bloccata per 2 ore e mezza, 30 treni sono stati cancellati o hanno subito pesanti ritardi.

Oggi chi specula sulle nostre vite, non può negare di aver sentito il nostro grido e la nostra rabbia. Gli studenti hanno capito che solo con l’azione diretta si possono cambiare le cose e le azioni di oggi sono solo una piccola prova della nostra forza e della volontà di cambiare radicalmente l’esistente.