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E’ FINITO IL TEMPO DELLE VOTAZIONI… E’ L’ORA DELL’AUTOGESTIONE!

  • Ottobre 26, 2011 21:36

Chi votare alle prossime elezioni studentesche?

Se il dubbio ti assale scegli di non pensarci più!

 

Se la vita scolastica ti opprime, ti ingabbia, ti stritola…è normale.

Viviamo ogni giorno soffocando quella libertà che tra i banchi di scuola non ci è concessa.

La scuola uccide ogni nostro sogno e fantasia per l’avvenire ed il presente.

 

Nessun voto potrà mai cambiare tutto questo!

 

Votare a scuola significa imparare a farlo per tutta la vita, significa divenire poco a poco “bravi cittadini”, piccoli ingranaggi che accettano passivamente ogni forma di sfruttamento e abbassano la testa di fronte ad ogni potere ed autorità. Questa è la loro democrazia. Accettare l’ordine vigente delle cose, e cioè le guerre mascherate da “missioni umanitarie”, i CIE (nuovi lager), le galere ed ogni forma di repressione atta ad uccidere i tentativi reali di mutamento e rivolta.

 

Andare a votare a scuola insegna a farlo per sempre, insegna la sottomissione, l’obbedienza.

Non hai bisogno di nessuna delega, non hai bisogno di nessun rappresentante per gestire la tua vita.

Nessuno deve poter decidere al posto tuo.

Non cedere a nessuno la tua libertà. Pratica l’autogestione, decidi insieme agli altri e senza intermediari, come migliorare la tua scuola.

 

Senza votare puoi fare molto di più!

 

Boicotta anche tu le elezioni studentesche!

Cambiare la scuola dipende da ognuno di noi, e non dai rappresentanti d’istituto, dalla Dirigenza o dal Ministro dell’Istruzione di turno!

 

ORA TOCCA A TE!

 

 

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Torino. Studenti al CIE

  • Ottobre 21, 2011 22:27

Venerdì 7 ottobre. Molto partecipato il presidio al CIE di Torino indetto dal Collettivo Anarchico Studentesco Torinese. Circa un centinaio di persone all’ora di pranzo si sono ritrovate nei giardinetti di Corso Brunelleschi di fronte al CIE, tra loro molti erano studenti provenienti dal classico corteo studentesco autunnale. Per molti studenti era la prima volta davanti alle mura e alle gabbie del centro, davanti al confine tangibile che divide uomini che possono liberamente circolare e uomini a cui questa libertà è negata. Un presidio molto rumoroso scandito da musica, grida e battiture verso gli immigrati imprigionati nel centro.

A nemmeno ad una settimana di distanza dalle cariche al presidio di sabato 1 ottobre gli antirazzisti torinesi hanno voluto dare una risposta forte alla questura, riprendendosi l’agibilità politica dei presidi sotto il CIE e ribadendo che sotto quel muro ritorneranno finché non sarà abbattuto.

 

 

Dopo il primo corteo studentesco dell’anno alcuni studenti hanno voluto fare un saluto agli immigrati reclusi nel CIE. Nonostante la distanza del centro dal luogo in cui si è svolta la manifestazione e nonostante l’ora insolita, un centinaio di persone si sono ritrovate nei giardinetti di Corso Brunelleschi di fronte al CIE, tra loro molti erano studenti che non erano mai stati davanti a quel maledetto muro. Un presidio molto rumoroso, scandito da musica, grida e battiture non solo per manifestare contro la disumanità dei lager della democrazia, ma anche per dare un sostegno a chi vi è rinchiuso e ogni giorno subisce i soprusi di polizia alpini e crocerossini.

A nemmeno ad una settimana da sabato 1 ottobre, quando la polizia in modo pretestuoso aveva attaccato il presidio con diverse cariche, studenti e antirazzisti torinesi hanno voluto dare una risposta forte alla questura, riprendendosi l’agibilità politica dei presidi sotto il CIE e ribadendo che sotto quel muro ritorneranno finché non sarà abbattuto.

 

C’è chi si indigna e c’è chi si ribella

  • Ottobre 21, 2011 22:19

Volantino distribuito durante il corteo studentesco del 7 ottobre

 

Lo squallore della politica italiana, i privilegi della casta, la crisi economica e l’incapacità del governo
di affrontarla. Chiunque abbia un minimo di coscienza civica dovrebbe avere ottimi motivi per indignarsi.
Noi però ne abbiamo ben poca, tuttavia vogliamo raccontarvi qualche storia avvenuta in
questi mesi lontano dai grandi palcoscenici della politica e dalle preoccupazioni degli “indignados”
nostrani.
Lo sapevate che nella vostra città c’è un lager? Sì, un lager, anche se tecnicamente si chiama CIE
(Centro d’identificazione ed espulsione), un luogo in cui sono detenuti, anche se tecnicamente sono
definiti ospiti, gli immigrati “sans papier”, colpevoli di non possedere un maledetto pezzo di carta.
Questa estate tra una manovra e un’altra il ministro Maroni ha portato la detenzione nei CIE da 6
mesi ad un massimo di 18. E’ quantomeno curioso che la maggior parte degli ospiti nei centri sia di
nazionalità tunisina, gli stessi che questa primavera hanno cacciato Ben Ali, perlopiù ragazzi giovani
con tanti sogni e aspirazioni, che un giorno hanno deciso di salire su una barca e bruciare, come
dicono loro, la frontiera in cerca di fortuna come i nostri bisnonni parecchi anni fa. Il governo italiano
ha deciso di accoglierli a suon di repressione, rinchiudendoli nei lager del III millennio, i CIE appunto.
Però, per chi ha avvertito il soave profumo della libertà è difficile chinare la testa. Per tutta l’estate si
sono, infatti, ripetute fughe e rivolte in tutti i centri italiani.
Ci piace ricordare che il 20 settembre gran parte del CIE di Lampedusa è andato in fiamme, mentre
i reclusi gridavano “Libertà”, causando serie difficoltà alla macchina delle espulsioni del ministro
Maroni, purtroppo chi ha osato ribellarsi è stato punito. Circa 700 migranti sono stati rinchiusi per
diversi giorni, qualcuno lo è ancora, in navi galere al porto di Palermo tra l’indifferenza generale. In
questo paese se sei uno straniero puoi essere rinchiuso in una nave come una bestia, colpevole di
nulla se non di desiderare una vita dignitosa.
Ci piace anche ricordare che il 22 settembre proprio al CIE di Torino c’è stata una rivolta generale che
ha permesso a 22 persone di riacquistare la libertà, naturalmente per chi non è riuscito a fuggire il
manganello e l’arresto non si sono fatti attendere. E’ molto curioso
che gli artefici della repressione all’interno dei CIE sono
gli stessi loschi figuri che uno incontra di questi tempi passeggiando
per la Val Susa, altrettanto curioso che i metodi repressivi
si assomiglino molto: anche qui botte e lacrimogeni
sparati come proiettili.
Tutto questo accade in un silenzio impressionante, perché senza
questo silenzio non potrebbe avvenire tale barbarie.
In tempi di presunte indignazioni, noi stiamo dalla parte di chi
si ribella, di chi evade, di chi butta giù muri, di chi alza la testa,
di chi per difendere la propria esistenza erige barricate e istituisce
“Libere Repubbliche”.
Dopo il corteo
presidio al CIE di Torino
Corso Brunelleschi/angolo via Monginevro
In solidarietà con chi si ribella
Per la chiusura dei CIE e di ogni altra galera
Per la cancellazione delle frontiere
Per raggiungere il CIE dal centro di Torino prendere il
tram 15 direzione Via Brissogne
Collettivo Anarchico Studentesco Torinese