Cè chi si indigna e cè chi si ribella
Volantino distribuito durante il corteo studentesco del 7 ottobre
Lo squallore della politica italiana, i privilegi della casta, la crisi economica e lincapacità del governo
di affrontarla. Chiunque abbia un minimo di coscienza civica dovrebbe avere ottimi motivi per indignarsi.
Noi però ne abbiamo ben poca, tuttavia vogliamo raccontarvi qualche storia avvenuta in
questi mesi lontano dai grandi palcoscenici della politica e dalle preoccupazioni degli indignados
nostrani.
Lo sapevate che nella vostra città cè un lager? Sì, un lager, anche se tecnicamente si chiama CIE
(Centro didentificazione ed espulsione), un luogo in cui sono detenuti, anche se tecnicamente sono
definiti ospiti, gli immigrati sans papier, colpevoli di non possedere un maledetto pezzo di carta.
Questa estate tra una manovra e unaltra il ministro Maroni ha portato la detenzione nei CIE da 6
mesi ad un massimo di 18. E quantomeno curioso che la maggior parte degli ospiti nei centri sia di
nazionalità tunisina, gli stessi che questa primavera hanno cacciato Ben Ali, perlopiù ragazzi giovani
con tanti sogni e aspirazioni, che un giorno hanno deciso di salire su una barca e bruciare, come
dicono loro, la frontiera in cerca di fortuna come i nostri bisnonni parecchi anni fa. Il governo italiano
ha deciso di accoglierli a suon di repressione, rinchiudendoli nei lager del III millennio, i CIE appunto.
Però, per chi ha avvertito il soave profumo della libertà è difficile chinare la testa. Per tutta lestate si
sono, infatti, ripetute fughe e rivolte in tutti i centri italiani.
Ci piace ricordare che il 20 settembre gran parte del CIE di Lampedusa è andato in fiamme, mentre
i reclusi gridavano Libertà, causando serie difficoltà alla macchina delle espulsioni del ministro
Maroni, purtroppo chi ha osato ribellarsi è stato punito. Circa 700 migranti sono stati rinchiusi per
diversi giorni, qualcuno lo è ancora, in navi galere al porto di Palermo tra lindifferenza generale. In
questo paese se sei uno straniero puoi essere rinchiuso in una nave come una bestia, colpevole di
nulla se non di desiderare una vita dignitosa.
Ci piace anche ricordare che il 22 settembre proprio al CIE di Torino cè stata una rivolta generale che
ha permesso a 22 persone di riacquistare la libertà, naturalmente per chi non è riuscito a fuggire il
manganello e larresto non si sono fatti attendere. E molto curioso
che gli artefici della repressione allinterno dei CIE sono
gli stessi loschi figuri che uno incontra di questi tempi passeggiando
per la Val Susa, altrettanto curioso che i metodi repressivi
si assomiglino molto: anche qui botte e lacrimogeni
sparati come proiettili.
Tutto questo accade in un silenzio impressionante, perché senza
questo silenzio non potrebbe avvenire tale barbarie.
In tempi di presunte indignazioni, noi stiamo dalla parte di chi
si ribella, di chi evade, di chi butta giù muri, di chi alza la testa,
di chi per difendere la propria esistenza erige barricate e istituisce
Libere Repubbliche.
Dopo il corteo
presidio al CIE di Torino
Corso Brunelleschi/angolo via Monginevro
In solidarietà con chi si ribella
Per la chiusura dei CIE e di ogni altra galera
Per la cancellazione delle frontiere
Per raggiungere il CIE dal centro di Torino prendere il
tram 15 direzione Via Brissogne
Collettivo Anarchico Studentesco Torinese