Torino. Contestati i Savoia in piazza Castello

  • Ottobre 29, 2010 15:33

Torino, 29 ottobre 2010. Al termine del corteo degli studenti medi contro la riforma Gelmini, una quindicina di anarchici ha intercettato i “reali” eredi di casa Savoia, mentre attraversavano la piazza scortati da un folto nugolo di poliziotti.
Sono subito partiti sonori slogan “Viva Gaetano Bresci, abbasso i Savoia”.

Gli anarchici non dimenticano, né la storia di ieri né quella di oggi.
Il 29 luglio del 1900 Gaetano Bresci uccise a Monza Umberto I° di Savoia, re d’Italia.

Bresci era emigrato in America: tornò in Italia per sparare al Savoia. Erano trascorsi due anni dalle cannonate sparate sulla folla che a Milano manifestava per il pane. Centinaia erano stati i morti di quella Strage di Stato, una strage per la quale Umberto in persona decorò il generale Bava Beccaris.

Per approfondimenti sulla storia passata e recente di una casata di assassini con scettro e corona leggi questo vecchio articolo.

Ricordiamo la feroce repressione del “brigantaggio” dopo l’Unità, le leggi crispine, le cannonate del 1989 contro il popolo milanese, le stragi proletarie d’inizio secolo, la legittimazione della marcia su Roma e l’appoggio al Fascismo, la creazione dell’Impero, l’uso dei gas contro i ribelli etiopi, le leggi razziali, l’entrata in guerra a fianco di Hitler, la vile fuga a Brindisi. Cose di tanto tempo fa?

La famiglia Savoia non ha certo smentito la tradizione di cui va orgogliosamente fiera, e nel periodo dell’esilio ha continuato a esercitare quella politica di rafforzamento del potere che più gli si addice, e ad esercitare i diritti-delitti che solo il suo status sociale permette.

Parliamo per esempio di affari, di guadagni, di chi non lavora ma sfrutta la ricchezza proveniente da innumerevoli rapine storiche ai danni del popolo e si arricchisce vendendo armi. Parliamo dei rapporti fra Vittorio Emanuele e il conte produttore di elicotteri da guerra Corrado Agusta, il suo più famoso mentore. Parliamo della tessera 1621 della P2, intestata a “Savoia Vittorio Emanuele, casella postale 842, Ginevra”, e sembra addirittura che questo signore abbia raggiunto il terzo grado della gerarchia massonica, oltre a bazzicare anche nella loggia di Montecarlo, altro club esclusivo dei mercanti internazionali di armi.

Parliamo ancora di quell’agosto 1987 in cui il malcapitato Dick Hammer, giovane velista tedesco, muore per un colpo di fucile scappato al principe dal suo yacht durante un litigio. Cose che capitano, come l’inevitabile assoluzione dopo il processo. I reali non finiscono certo in gabbia, lo sappiamo: le prigioni le hanno inventate loro.

W Bresci!