CONTRO LA SCUOLA AUTORITARIA!
Volantino distribuito al corteo studentesco del 1 ottobre 2010
Inizia un nuovo anno scolastico e come da un po’ di tempo a questa parte: nuovi tagli, professori lasciati a casa o sempre più precari, meno laboratori, strutture fatiscenti e pericolose; ormai gli studenti ci hanno fatto l’abitudine e pare che il declino dell’istruzione pubblica non debba avere fine. Pensare però che le ultime riforme scolastiche abbiano avuto il solo scopo di far cassa alle spalle degli studenti è sbagliato. La Gelmini è sempre stata ispirata dall’idea di una scuola all’antica e perseguendo il motto “si stava meglio, quando si stava peggio” ha reintrodotto il 5 in condotta, il maestro unico, ha eliminato le sperimentazioni, difeso strenuamente il crocefisso in classe, tagliato i laboratori, ecc…
I problemi della scuola pubblica sono stati addossati ai movimenti del 68 e degli anni settanta, che avrebbero secondo Maria Stella penalizzato il merito e introdotto pericolosi principi egualitari.
I movimenti di contestazione di quegli anni, pur nella loro diversità, avevano messo in profonda crisi l’istituzione scuola smascherandone le contraddizioni e gli aspetti più autoritari e classisti. La scuola pubblica da sempre ha avuto la sola funzione di formare buoni cittadini pronti a diventare buoni operai o buoni dirigenti. I desideri, le aspirazioni e i sogni di ogni ragazzo sono stati sempre ingabbiati in 30-40 ore a settimana passate seduti in un banco con lezioni frontali, programmi fissi, verifiche e classificazioni: ecco il lungo cammino verso la maturità o meglio verso l’obbedienza. Questa è la violenza che ogni giorno subiamo nella scuola pubblica!
Grazie alle lotte studentesche la scuola si è trasformata: assemblee studentesche, laboratori e nuove forme di didattica hanno reso l’istruzione meno autoritaria e più umana. Oggi ci vogliono togliere gli ultimi spazi di autogestione e di libertà all’interno della scuola. Le classi di 35 studenti non solo riducono la qualità dell’insegnamento, ma limitano sensibilmente la partecipazione dell’individuo alla sua formazione e autodeterminazione. Il sapere viene calato dall’alto come gli ordini di un dirigente a un operaio; la scuola assomiglia sempre più ad una fabbrica, la legge Aprea che consente ai privati di entrare a far parte della gestione della scuola creando un vero e proprio Consiglio d’Amministrazione ne è la conferma.
Studenti oggi ubbidienti precari domani, potrebbe essere il loro motto. Non possiamo permetterglielo!!
Un’altra scuola è possibile! Non vogliamo essere né buoni cittadini né buoni precari, semplicemente individui liberi.
Collettivo Anarchico Studentesco Torinese